L’illuminazione di una chiesa è un progetto delicato e affascinante. Un modo per entrare in contatto con la parte più sensibile e privata dell’animo umano, dove  luci e ombre si mescolano ai sensi, alla fede e alla speranza.

All’esigenza di rispettare il raccoglimento dei fedeli e la profonda meditazione della preghiera si associa la necessità di creare una connessione con lo spazio in un dialogo costante tra forma e spirito. Sono convinto che la luce sia in grado di connettere e trasmettere sensazioni uniche.

L’illuminazione esterna di un edificio di culto

Illuminare una chiesa non significa solo portare la luce al suo interno. Quando si parla di religione bisogna sempre tenere presente il forte valore simbolico che l’accompagna. Per questo la facciata e gli esterni diventano il luogo del primo incontro con l’edificio. La celebrazione della maestosità, la sensazione di accoglienza e la stimolazione dei sensi nascono dalla capacità di esaltare gli elementi architettonici, le statue o i rilievi presenti. Un invito all’ingresso ispirato da una luce nuova e ammaliante.
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Una idea che ho sperimentato con il Duomo di Benevento. Il racconto che ho voluto intraprendere riguarda la creazione di una nuova visione della luce ambientale, che non sia solo funzionale ma che abbia valenze estetiche, sociali ed emozionali.

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Ancora, per  la Cattedrale di Cosenza dove ho immaginato una luce morbida che entra in relazione con la facciata austera della Chiesa patrimonio dell’Unesco. La componente emozionale è, dunque, fondamentale perché lo spazio sacro è il luogo della preghiera e di profonda umanità anche in assenza delle liturgie. La luce che utilizzo nei miei progetti vuole condividere sentimenti ed esperienze con chi osserva. Un dialogo continuo che parte dagli occhi, ma giunge fino all’animo. Una viaggio affascinante alla scoperta delle storie che rosoni, colonne e rilievi raccontano tra i mille rumori della quotidianità.

 

La luce, la dimensione simbolica e gli spazi sacri, il progetto della Basilica San Domenico Maggiore a Napoli
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La presenza  della luce gioca un ruolo di fondamentale importanza, in particolar modo per quel che riguarda l’interno dell’edificio dove la comunità si raduna e vive la spiritualità. E’ qui che è più evidente la dimensione simbolica degli spazi e la capacità della luce di abbracciare la chiesa e gli uomini in un unico grande momento.

Il lavoro del light designer unisce, attraverso luci e ombre,  le opere d’arte, la maestosità di volte e delle navate. Non un lavoro fine a se stesso, ma che ha come obiettivo quello di far sentire sulla pelle lo splendore dell’arte e dell’architettura anche durante la profonda meditazione dei momenti liturgici.

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E’ la direzione che ho scelto di seguire  per la Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli dove la luce ci prendere per mano e ci conduce in luoghi dell’anima e del cuore sempre più elevati.  Gli spazi della Chiesa, le sue testimonianze archeologiche, i suoi altari sono le stazioni di un percorso religioso e luminoso di accrescimento spirituale.

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Sono convinto, però, che la luce non deve essere puro elemento estetico. Quello che cerco è l’equlibrio: la capacità di coniugare i momenti sacri con la fruizione della chiesa. E’ quello che ho fatto per valorizzare il progetto della Parrocchia di S. Maria Goretti in Mormanno (Cosenza), dell’architetto Mario Cucinella.  I quattro bracci della pianta a croce diventano petali. L’illuminazione segue le intenzioni dell’architetto e dialoga con la struttura.

E’ da qui che nasce la mia necessità di pensare sempre ad un progetto capace di tener conto di storia, arte e funzioni: una illuminazione in grado di unire seguendo lo stesso scopo dell’edificio sacro. Come nella chiesa Unesco di Santa Sofia a Benevento dove la mia luce fa risaltare la sua austera e monacale semplicità, ma al tempo stesso rappresenta un supporto alla preghiera. Oppure nella Chiesa di “Pila ai Piani” a Frigento (AV) dove una luce flessibile e dinamica è in armonia con le differenti modalità d’uso dello spazio.

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L’Arte e la visita turistica

Quando penso alla luce al di fuori delle celebrazioni sacre immagino per le chiese un discorso d’ insieme. Non è possibile, infatti, separare l’edificio dalle opere d’arte contenute al suo interno.  La chiesa, però, non è un museo.

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La bellezza di dipinti, affreschi e arredi sacri come nella Basilica dei Santi XII Apostoli di Roma si riverbera attraverso la luce e la corretta regolazione ed intensità di colori. Un impatto scenografico capace di richiamare l’attenzione dei visitatori che percorrono navate e colonnati guidati dal passo invisibile, ma sempre evidente, della giusta illuminazione.

Un sentimento di armonia con lo spazio circostante che rende la visita alla chiesa indimenticabile e capace di emozionare in  maniera profonda. E’ questa la strada per rendere unico l’edificio, fissandolo nell’animo e nell’immaginario collettivo dei visitatori.

Non è solo lo spazio interno ad essere attrattivo. Il progetto che ha accompagnato il lavoro di restauro della Torre della Ghirlandina, il campanile della cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta in Cielo e San Geminiano di Modena. Nel 2008 i ponteggi del restauro sono stati coperti da un’opera del Maestro Mimmo Paladino. Un telo che richiamava l’antica facciata e, contemporaneamente, proiettava l’edificio nel futuro. Ho avuto il piacere di rafforzare l’opera del Maestro Paladino con la mia luce contribuendo a trasformare il restauro in un progetto dalla forte attrattività artistica e giocando con la luce e l’ombra al fine di ottenere una tridimensionalità dei segni di Mimmo Paladino.

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La cultura e l’arte che dialogano con le persone grazie alla mediazione dell’architettura è, invece, la mia idea dell’illuminazione della Chiesa del Sacro Cuore a Rabat, in Marocco. Oggi sconsacrata è divenuta un centro culturale e ho immaginato la sua facciata come il luogo ideale di incontro tra interno ed esterno. Accanto alla illuminazione, infatti, ho immaginato un sistema di proiezione che rende l’ingresso il primo  tassello di un percorso culturale che prosegue all’interno dell’edificio.

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La complessità del tema è evidente. Così come le molteplici sfaccettature che comporta: dalla scelta dei corpi illuminanti, alla posizione e alla regolazione di colori ed intensità, e al rispetto delle opere d’arte e dell’ambiente. In questo caso le vetrate molto presenti, retro illuminate completano l’interpretazione dell’architettura creando il ritmo necessario ed enfatizzando gli interni.

A questo proposito la CEI raccomanda che “il progetto dell’illuminazione artificiale venga studiato da specialisti del settore”. La mia trentennale esperienza nel campo dell’illuminazione è il punto di partenza dal quale immagino e creo nuovi spazi grazie ad una nuova dimensione che ho battezzato Sense Design dove ricerca, studio e applicazione di altre discipline si fondono per rendere senza precedenti l’esperienza visiva e sensoriale. Utilizzare la luce come strumento di comunicazione cercando di “tradurre” senza “tradire” la rappresentazione dell’opera per la comunità.