“Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo”. Così per Moore, così per i padroni di questa casa. Quando un bel giorno i miei amici mi invitarono a prendermi cura della luce per la loro futura dimora in pieno centro storico a Benevento, a due passi dal celeberrimo Arco di Traiano subito la fantasia volò e mi chiesi quale mistero nascondesse la luce del giorno e della notte in quel punto di città e quale sarebbe stata la magia di una atmosfera di luce di questa casa relazionata con quella della città. Una sfida intrigante che mi entusiasmò subito.

Un canto di luce a Benevento

Ricordo il momento del mio primo sopralluogo, la casa era un cantiere, e appena entrato mi fu presentato quello che di lì a poco sarebbe diventato l’ingresso. Mi colpì subito una fessura strombata nel muro dalla quale entrava una luce debole e misteriosa. Di lì l’idea di una composizione musicale con la luce che avrebbe regalato loro un dialogo virtuale, tra l’illuminazione della casa e il momento più magico della giornata: il tramonto, il momento in cui il cielo cambia colore rapidamente, passando da un celeste chiaro ad un blu intenso fino al buio. Ecco! La luce dell’ingresso doveva contemplare tutto questo e da quella finestrella, quasi defilata sulla parete di sinistra, sarebbe partito il racconto di luce. Forse sarò retorico ma sono al momento ancora innamorato di alcune sorgenti luminose che riescono ad esprimere poetiche precluse alle nuove e più rivoluzionarie sorgenti (led).

Un canto di luce a Benevento

Ho ideato, come contraltare alla luce proveniente dalla finestrella, una composizione di sette lampade, sette per quante sono le note musicali, ciascuna regolabile separatamente dalle altre, e a distanze diverse l’una dall’altra perchè potessero rappresentare, accese insieme, diverse cromie, diverse intensità con un diverso ritmo.

Un canto di luce a Benevento

Questa piccola storia della luce della finestrella non è l’unica, come si può ben immaginare quando si entra in un palazzo antico come questo. Altri luoghi della casa, come il grande salone affrescato che affaccia sull’Arco di Traiano, la galleria d’arte, la camera da letto, il bagno, il terrazzino interno e la cantina mi hanno regalato la possibilità di continuare questo dialogo fino a che tutta la luce della casa fosse in “accordo” fosse “accordata”, armonica, calda, accogliente, morbida, delicata, amorevole. Gli strumenti in mio possesso per scrivere questo canto di luce non potevano che essere tecnici da un lato, scopritori di misteri nel grande affresco sotto la volta, nei disegni a parete e nelle opere d’arte che collezionano, di gestione e controllo delle diverse scene di luce e decorativi dall’altro.

Un canto di luce a Benevento

Le lampade scelte sono quelle che hanno scritto la storia del design italiano, ed è riduttivo chiamarle lampade per la grandezza che ancora oggi riescono a rappresentare. Una per tutte la lampada “Arco” disegnata da Pier Giacomo e Achille Castiglioni nel 1962 che illumina la zona divani. Molti possono permettersi un simile oggetto, pochi a godere del suo fascino quando si riesce a modulare la luce desiderata. Regolando l’intensità ad una certa ora del giorno nel grande salone, la luce ha un effetto quasi terapeutico per quando riesce a concorrere nella creazione di atmosfere fantastiche. Altre lampade decorative posizionate sul tavolo da pranzo e negli angoli sembrano buoni amici che ogni sera tengono compagnia ai padroni di casa regalando loro canti di luce. Dove posizionare le lampade è un altro fattore molto importante. Il ritmo della luce nell’ambiente dipende anche da questo, oltre che adeguarsi agli altri elementi di arredo.

Un canto di luce a Benevento

La tecnologia utilizzata per la gestione delle diverse scene luminose è sofisticata e semplice al tempo stesso. Essa deve aiutare l’uomo a vivere meglio. Ho sempre pensato al concetto di tecnologia come al cruscotto di un auto. Poche informazioni, semplici da codificare e semplici da usare. Se non è così in una casa non serve! Il padrone di casa si deve sentire protetto e sereno dalla tecnologia; così risulta affascinante, toccare un tasto e vedere la luce che delicatamente si modifica riconfigurando l’ambiente. Avere la fortuna di sedersi su quel divano all’imbrunire o a sera inoltrata, sentirsi coccolato da una luce calda e delicata nell’intensità, vedere attraverso i tetti del centro storico l’Arco di Traiano significa aver voglia tutti i giorni di tornare a casa!

Un canto di luce a Benevento

Lavorare con la luce significa relazionarsi sempre a madre natura, le sue infinite modulazioni e straordinarie bellezze che ci regala. La mia è la luce del Mediterraneo, quella con la quale sono cresciuto, quella che ho recepito volontariamente e sub liminalmente e che ogni giorno che passa ci regala emozioni straordinarie. La luce, quando è usata con intelligenza, è pura emozione. Non vi è nulla di più bello e appagante se non condividere con chi si ama le cose piacevoli della vita: l’amore, la luce e la serenità.

Progetto di illuminazione: Cannata & Partners lighting design
Progettista: Filippo Cannata
Collaboratore: Donato Panarese
Luogo: Benevento